Infinite Space, DS; Voto: 6.0

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Cloud71
view post Posted on 20/4/2010, 14:21





Genere: Gioco di ruolo
Sviluppatore: PlatinumGames
Distributore: SegaLingua: inglese
Giocatori: 1-2 (locale)
Data uscita: 11 Giugno 09 Giappone


Se è vero che Nintendo DS è diventato la casa per tutti gli appassionati di JRPG, potendo contare su una serie incredibile di prodotti di grande qualità, è altrettanto vero che, però, molti di questi tendono ad assomigliarsi in maniera preoccupante, per ambientazioni, trame, battle system. Chi dorme con la t-shirt di Cloud Strife, in genere, è abituato a chiudere un occhio su trame a volte banali e intrecci scontati, sospendendo la propria incredulità una volta di più, in nome di un reame da salvare o di una bella da togliere dalle grinfie del cattivone di turno.
Con Infinite Space, Sega (o meglio i ragazzi di PlatinumGames, responsabili dello sviluppo) prova a proporre qualcosa di nuovo, mescolando generi e non lesinando riferimenti a serie famose, da Star Trek a Guerre Stellari.

Prossima fermata: spazio
La trama: Yuri, l’ennesimo adolescente orfano (gli sforzi di Sega per rendere il gioco diverso dagli altri si sono concentrati altrove) assolda un “corriere dello spazio”, una procace avventuriera di nome Nia, che incontra dopo che questa ha effettuato un atterraggio di fortuna sul suo pianeta natale, Ropesk, governato da un regnante dispotico e poco incline a lasciare ai suoi sudditi la libertà di viaggiare liberamente nello spazio. Avvalendosi dell’abilità di meccanico di Yuri, Nia riesce a riparare la navicella e a lasciare di gran carriera Ropesk, seminando per un pelo i cagnacci di Panfilov (il suddetto despota) e, nel contempo, portandosi dietro il ragazzo, che vede così realizzato il sogno di una vita: lasciare una casa che non sente sua per avventurarsi nello spazio più profondo. Il rapporto tra i due, inizialmente piuttosto freddo, si evolverà con il passare delle ore, e impareremo ad amare la personalità rude ma sfaccettata della bella avventuriera.
Per evitare fastidiosi spoiler, ci fermiamo qui, ma sappiate che, come tutti i viaggi che si rispettino, nessuno dei personaggi alla fine sarà lo stesso che era all’inizio, e quest’avventura insegnerà tanto ad ognuno dei protagonisti coinvolti.
A ben vedere, il dipanarsi della trama è tra gli elementi più riusciti del gioco, e, nonostante un’estenuante prolissità di alcuni dialoghi, il giocatore sarà spinto a proseguire l’avventura dall’appassionante susseguirsi degli eventi.

Quando la dipendenza non è un male
Purtroppo, laddove la trama tenterà in tutti i modi di risucchiare il giocatore nell’universo di Infinite Space, una serie di incomprensibili scelte a livello di gameplay faranno invece di tutto per allontanare l’utenza e, comunque, nel migliore dei casi, faranno una brusca selezione entro le prime due o tre ore di gioco.
La quantità di testo è francamente eccessiva, in primis: anche per i più avvezzi alle trame verbose, il gioco risulterà difficilmente digeribile, vista la sovrabbondanza di dialoghi (per il 90% del tutto inutili) e l’uso di un inglese non propriamente user-friendly: nel 2010 appare alquanto anacronistica la scelta di far progredire la storia passando necessariamente per questi interminabili scambi di battute, al termine dei quali, spesso si sbloccherà sulla mappa la nostra prossima destinazione. In altre parole, chi non si sorbisce tutto ciò che tutti i personaggi non giocanti hanno da dire, non avanza nel gioco. Il cuore stesso del titolo è apprezzabilmente dotato di ottime idee realizzate, però, nella peggior maniera possibile: prendiamo la navicella. Con rarissime eccezioni, tutti i combattimenti avverranno tra navi spaziali, in pieno stile Guerre Stellari, con la possibilità di scegliere se avanzare, indietreggiare, caricare un colpo potente ma lento o sparare proiettili di media potenza ma decisamente più rapidi. Volendo anche sorvolare sulla frustrazione derivata da un livello di difficoltà immotivatamente alto, soprattutto durante le primissime battute di gioco, gli amanti della fantascienza troveranno sicuramente pane per i loro denti: una serie infinita di moduli diversi si renderà disponibile per la nostra navicella, man mano che progrediremo nell’avventura principale, permettendo un livello di personalizzazione del mezzo spaziale difficilmente eguagliato e che renderà ogni battaglia una scommessa contro sé stessi più che contro la flotta avversaria.
Scelto, infatti, il potenziamento in una delle numerose officine sparse per la galassia, il giocatore dovrà “incastrare” a mo' di Tetris i nuovi moduli appena acquistati, cercando di ottimizzare lo spazio a disposizione per avere una nave ben attrezzata a resistere agli attacchi dei numerosi, ed agguerriti, avversari.
A ben vedere, la fase di potenziamento e di personalizzazione del nostro mezzo è quella più gratificante, perché, arruolando nuovi personaggi (sullo stile della saga di Suikoden ce ne sono a decine) si potrà davvero allestire una flotta spaziale di tutto rispetto.
Peccato che troppo spesso rimarremo invischiati in dialoghi infiniti, non skippabili, e in tempi morti incredibilmente lunghi.
Lo stesso battle system manca di varietà, e, nonostante i nostri sforzi per formare un’armata invincibile, si ridurrà sempre ad uno sterile balletto con le navi nemiche (avanzare quando in nemico indietreggia e viceversa), a tutto svantaggio dell’esperienza di gioco, nella quale proseguiranno solo i più incalliti fan della fantascienza.
Due parole anche sui menu: nonostante la presunta intuitività dell’accoppiata pennino - touch screen, sono quanto di più scomodo e criptico abbiamo visto nel ciclo vitale della console a due schermi di Nintendo.

Anime senz’anima
Il giudizio tecnico, come del resto quello globale, vive su una dicotomia evidente: a fronte di sequenze di intermezzo realizzate egregiamente, degne di un anime di nuova generazione, nel gioco sono del tutto assenti frame di animazione, visto che la quasi totalità dei combattimenti avviene tra navi spesso molto simili tra loro (e dotate di due – tre animazioni base) e che gli interminabili dialoghi sono accostabili a quelli di un’avventura grafica più che a quelli di un GDR classico, e cioè rappresentate da una sequela di talking heads statiche e poco espressive.
La realizzazione grafica rende bene l’universo che si voleva rappresentare, le texture, pur non particolareggiatissime, restituiscono quella sensazione di “freddo” che, dai tempi della saga di Alien in poi, è diventato un must per il genere fantascientifico. Eppure tutto ciò non riesce ad impedire la fastidiosa sensazione di stare assistendo ad un cartone animato mediocre piuttosto che a una produzione di primo livello per un hardware tra i più diffusi della storia dei videogiochi.
Trascurabile il multiplayer, limitato al locale, e quindi alla presenza di un amico dotato di Nintendo DS e copia del gioco, ma almeno scevro dei noiosissimi dialoghi che affliggono l’avventura in single player.
La longevità è mostruosa, offrendo una trama principale che non si esaurirà prima di una quarantina di ore e potendo aggiungere a questa un livello di personalizzazione del proprio mezzo (e poi di tutti quelli che compongono la nostra flotta) raramente visto soprattutto in ambito portatile.
La vera domanda è: chi arriverà fino in fondo se i programmatori hanno disseminato il percorso di ostacoli quasi insormontabili?




Spaziogames.it


 
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