Call Of Duty: Black Ops

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ADTR
view post Posted on 2/6/2010, 22:15




Una bugia è una bugia. Non importa se la scrivi e la chiami storia, rimarrà sempre tale.Questo altisonante claim introduce uno dei titoli più attesi dell’autunno, il nuovo capitolo di una serie che ha monopolizzato i record di vendita della corrente generazione: Call of Duty Black Ops rappresenta per Treyarch non solo l’n-esima iterazione del brand, ma una vera e propria occasione per dimostrare la maturazione del proprio staff e delle sue capacità creative. L’intenzione è chiaramente quella di uscire dall’ombra di Infinity Ward (magari approfittando del momentaccio attraversato da quest’ultima) ed affermarsi come casa di sviluppo ormai pienamente in grado di prendere il timone dell’importantissimo brand, di creare qualcosa di originale ed unico. A confermare questi propositi è proprio l’annuncio della nuova affascinante contestualizzazione storica, la quale abbraccerà il periodo più “caldo” della Guerra Fredda, coincidente con la Guerra del Vietnam.
La presentazione della line up di Activision tenutasi questa settimana a Londra ha rappresentato l’occasione per la stampa videoludica mondiale per avvicinarsi per la prima volta a Black Ops ed assistere a due lunghe sequenza di giocato.


Black Ops




Teatrale, iperrealistico e spettacolare. Tre aggettivi che sono sempre andati d’accordo con la grammatica ludica propria dei conflitti virtuali proposti dal brand Call of Duty. Il primo dei livelli mostrati durante l’evento abbracciava in pieno questa filosofia, aprendosi con una suggestiva inquadratura di una pista d’atterraggio (probabilmente localizzata presso l’Area 51 nel Nevada) e del suo splendido occupante, un Lockheed SR-71, meglio conosciuto come Blackbird. Capace di raggiungere Mach 3 e di volare ad oltre 25.000 metri il ricognitore è pronto a partire per una nuova missione: fornire supporto tattico alle truppe speciali in avvicinamento ad una base sovietica situata tra i Monti Urali, con la disattivazione delle comunicazioni radio come obbiettivo ultimo. E’ il Marzo del 1968, ed attraverso il casco pressurizzato del Colonnello Mitchell possiamo goderci l’imponenza del velivolo man mano che il pilota si avvicina alla carlinga, sale al posto di guida e si prepara al decollo. Neanche il tempo di apprezzare la certosina riproduzione del caratteristico cockpit triangolare che i reattori urlano tutta la loro potenza ed il colosso si libra elegantemente verso la troposfera. Una volta raggiunta la verticale sui Monti Urali ci ritroviamo a manovrare un sistema di localizzazione delle truppe, regolabile tramite gli analogici: una volta messa a fuoco la task force sugli schermi, il giocatore potrà fornire loro ordini tramite la pressione degli analogici, segnando alle truppe il prossimo punto sicuro verso cui dirigersi in modo da evitare l’avvistamento da parte delle forze nemiche sul campo. Una volta trovata una zona tranquilla, il punto di vista del giocatore precipita per circa 20.000 metri e si colloca a pochi centimetri dalla balestra di precisione del soldato speciale Hudson, il comandante della task force a terra. Proprio qui comincia l’operazione, efficacemente introdotta dal breve interludio aereo: la sessione di gameplay che segue vede il commando avvicinarsi silenziosamente ad una diga, sul fondo della quale giace il centro di controllo della stazione radio russa. Eliminate silenziosamente alcune sentinelle grazie alla balestra di precisione, il giocatore e gli uomini che lo affiancano si avvicinano al parapetto della diga, si legano in doppia corda e si apprestano a scendere rapidamente lungo la parete: anche qui fanno capolino appositi controlli contestuali, laddove il grilletto destro sarà dedicato al mollare la corda mentre il sinistro a “frenare” stringendo la presa su di essa. Dopo qualche minuto di discesa la squadra arriva finalmente alle grosse finestre che danno sul centro di controllo della stazione radio: una lunga spinta verso il basso ed il protagonista si lancia verso le vetrate, le sfonda con i talloni e prende di mira gli occupanti con il fuoco di un fucile d’assalto Steyr AUG, in un’unica fluida sequenza enfatizzata da un marcato rallentatore. Segue un furioso scontro a fuoco a distanza molto ravvicinata, al fine di eliminare tutte le resistenze rimaste all’interno del centro di comando. Una volta pacificata l’area, al protagonista non resta che sabotare i controlli della torre radio ed alzare velocemente i tacchi. Ma la legge di Murphy è ancora una volta pronta a mostrarsi attendibile: probabilmente avvisati da un allarme silenzioso, diversi militari russi pesantemente armati raggiungono la stazione e bersagliano la task force con salve di lanciarazzi. Con gli RPG che sibilano sopra le teste, al giocatore ed ai suoi compagni non resta che attuare il piano B: si corre verso il pendio e ci si lancia nel vuoto in caduta libera, abbracciando per qualche istante la meravigliosa vallata diverse migliaia di metri sotto. Man mano che la gravità fa il suo lavoro e la velocità di caduta si fa sempre più insostenibile, un fade out segna la fine della prima, spettacolare sequenza di Call of Duty Black Ops.

Ad un passo dall’Inferno




Un piccolo salto temporale ci porta nel Febbraio del 1968. Il cielo sopra a Hue City, Vietnam, è rosso come il sangue che scorre per le strade, scarlatto come l’inferno che l’uomo ed il suo odio stanno scatenando tra i civili. Il soldato speciale Mason si aggrappa alla carlinga dell’elicottero da trasporto che scende velocemente verso le capanne della città, cercando disperatamente di evitare il fuoco di sbarramento delle mitragliatrici. Tra i sentieri e le strade del piccolo agglomerato c’è l’inferno: il contatto ravvicinato tra le armi pesanti dell’esercito USA e la guerriglia urbana in cui i Vietcong sono notoriamente esperti sta devastando indiscriminatamente entrambe le parti, senza vincitori né vinti, solo vittime. Una raffica si avvicina sin troppo ai rotori, il velivolo sbanda paurosamente e si schianta contro il fianco di un edificio. Mason si risveglia tra le macerie, appena conscio di essere fortunatamente passato attraverso una finestra. Al suo fianco rimane solo uno dei suoi compagni. Ma non c’è tempo per i convenevoli, a meno che questi non siano proiettili incendiari pronti a dare il benvenuto ai Charlie che infestano l’edificio. Decisamente un brutto punto per atterrare. Il giocatore si fa largo nella struttura semidistrutta dalle esplosioni grazie alle cartucce “Dragon Breath” di cui è caricato il suo fucile a pompa SPAS 12. Il fuoco divora tanto la struttura quanto i Viet che cercano di mettersi tra il giocatore ed il suo obbiettivo, rappresentato da un centro di comando nemico all’interno della città. Gli scontri sono rapidissimi e caratterizzati da una violenza cruda e furiosa. Ma il peggio deve ancora arrivare: tra le strade il caos è amplificato dalle molteplici direzioni da cui il fuoco nemico si abbatte sul giocatore. L’unico modo per stanare i cecchini e le postazioni fisse è l’utilizzo del puntamento laser, che permette di chiamare in soccorso un elicottero: il velivolo si sistema direttamente di fronte all’edificio e scarica una formidabile quantità di piombo attraverso le finestre, polverizzando qualunque minaccia vi si annidasse. E’ davvero uno sporco lavoro, ed ogni volta che i nostri occhi si posano sui civili in fuga da questo inferno, non possiamo non temere per il loro futuro.

Made in Treyarch




Come anticipato in apertura, Call of Duty Black Ops rappresenta un titolo particolare per Treyarch: è la prima volta che lo sviluppatore decide di prendere in mano la serie e di proporre delle novità, un’ambientazione davvero originale e soprattutto un’attenzione per l’arco narrativo che abbraccerà le vicende. Come confermato dal boss Mark Lamia, nello sviluppo si è posta particolare attenzione alla stesura di una storia appassionante e ricca di colpi di scena, più scorrevole e fruibile di quelle finora proposte. Tutto questo si riflette anche nella figura dei protagonisti, i quali oltre ad avere una propria voce saranno questa volta al comando della squadra ed in grado di prendere decisioni sul campo.
Alla campagna singolo giocatore, sulla cui durata gli sviluppatori ancora non si sbottonano, verranno naturalmente affiancate una cooperativa per 4 giocatori ed un comparto multigiocatore originale e diverso da quanto finora sperimentato. Per informazioni su questi ultimi dovremo tuttavia aspettare l’imminente E3

scusate nn sono riuscito a trovare una immagine decente
 
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